Infant Research

L’esperimento di Bennett, Lesch, Heils et al. (2002), con un campione di macachi portatori di un gene sfavorevole al ricambio della serotonina cerebrale che (a differenza del campione di controllo, separato dalla madre) non mostrava valori diversificati di concentrazione dei metaboliti della serotonina (acido 5-idrossi-indolacetico) nel liquor cefalorachidiano è una prova evidente delle interazioni geni/ambiente nella modulazione dei neurotrasmettitori ed una conferma dell’importanza centrale della qualità della relazione nel determinare gli esiti dello sviluppo infantile, anche nella funzionalità cerebrale.

Dagli anni '70 le conoscenze sullo sviluppo infantile hanno avuto una progressione senza precedenti, favorita secondo Daniel Stern (Stern, 1985) dall’osservazione diretta e sperimentale che ha documentato le competenze infantili inaspettate e la loro progressione.
Ad esempio MacFarlane (MacFarlane, 1975) ha dimostrato che neonati di tre giorni sanno distinguere l'odore del latte della mamma (ruotando la testa verso tamponi impregnati dell'odore del seno della madre).
Fin dalla prima mezz'ora di vita troviamo competenze sorprendenti. "Una drammatica dimostrazione di quanto noi non conosciamo di questo iniziale periodo è la scoperta e l'indagine dei ricercatori svedesi dello strisciare del neonato per raggiungere e cominciare a succhiare il seno della madre eseguito interamente da solo (Widstrom et al., 1987). Se adagiato pelle contro pelle sull'addome della madre e più sotto al seno e per un breve tempo dopo la nascita, il neonato rimane serenamente in uno stato vigile per 20-30 minuti, poi inizia una sequenza, uniforme nel campione, che comincia con lo schioccare delle labbra e poi con il perdere la bava dalla bocca. Come il bambino si muove in avanti verso il seno non lavato, la sua testa si gira da una parte all'altra, fa rimbalzare il suo naso sul seno della madre spostandosi verso il capezzolo, apre abbondantemente la bocca quando si trova strofinandolo in modo che l'areola diviene gonfia, tira dentro profondamente il capezzolo in una posizione che è ottimale per iniziare la poppata. Se il neonato comincia questa poppata entro la mezz'ora dopo la nascita, avviene una secrezione di ossitocina che determina una vasocostrizione nella madre, questo controlla l'emorragia postpartum e riduce il dolore. La secrezione di ossitocina, così stimolata, avviene dentro la matrice intercellulare del cervello, tanto che le iniezioni di ossitocina da sole non producono gli stessi effetti.
E' inutile dire che l'effetto sulla madre dello sperimentare la competenza innata del suo bambino è assai profonda. E' tale da comunicare quanto è vero che il suo bambino è un essere agente che sa iniziare la propria autoregolazione e la propria auto-organizzazione - un elemento cruciale nell'iniziare il processo di differenziazione che sarà negoziato nei mesi a venire". (Sander, 2000)
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L'elenco delle capacità neonatali scoperte e degli apprendimenti precoci, già dalla vita intrauterina, è lunghissimo: sanno distinguere la voce, l'odore, il volto della loro mamma, sanno discriminare se stessi dagli altri riconoscendo le proprie vocalizzazioni ecc.

Louis Sander (Sander, 1977; Sander, 1985, 1995) fu il primo a raccogliere e a sistematizzare e a fornire il primo modello interpretativo questa enorme mole di dati che emergevano dal movimento dell'Infant Research e a sottolineare il ruolo chiave dell'autoregolazione nello scambio diadico affermando che il bambino non è attivato dalla madre, ma da motivazione endogena, che deve coordinarsi con quella materna, a ordinare le informazioni, a scoprire le regolarità, a generare aspettative e ad agire in base ad esse: nasce l’idea di co-costruzione della relazione e del ruolo attivo del bambino.
Neonato e caregiver costituiscono un sistema interattivo e interdipendente in continua evoluzione, lo scambio informazionale è bidirezionale, orientato ad una coordinazione dei rispettivi stati interiori e si sviluppa attraverso serie di eventi significativi, in cui la reciproca sintonizzazione si realizza attraverso l’alternanza di stati di 'rottura e riparazione' e l'uso di strategie di ricontrattazione della relazione.

Gli studi 'face to face' di Tronick (1978) mostrano come l’interazione precoce si sviluppi attraverso la discontinuità: da stati coordinati a stati non coordinati che promuove lo sviluppo di complesse competenze relazionale, che emergono come apprendimenti senso-motori: più di un terzo dei comportamenti riparatori, nelle diadi normali, si verificano prima dell’evento interattivo successivo, rivelando la presenza di aspettative relazionali,anche nel bambino  (Tronick e Gianino, 1980).
 
Tronick, attraverso il paradigma sperimentale dello Still Face, mostra come i neonati, dopo aver osservato il fallimento della madre di fronte ai loro tentativi di impegno e di  richiamo, reagiscano con il ritiro ed il distacco per poi,  successivamente, voltarsi verso di lei nella speranza di ottenere la risposta attesa. Se i successivi tentativi non avranno la risposta attesa, il bambino tende a perdere il controllo posturale e a scivolare in un profondo stato di rassegnazione e tristezza.
I ripetuti fallimenti nel coordinamento possono condurre il bambino ad adottare strategie di evitamento interpersonale, che oltre a proteggerlo  da affetti negativi e da eccessi di tensione, gli permettono, allo stesso tempo, di proteggere la relazione, coltivando l’attesa e la speranza della riparazione.
Tronick  e Weinberg (1990) mostrano un bambino che moltiplica i comportamenti positivi verso la madre: aumentano le espressioni di gioia, gli sguardi nei confronti della madre, le vocalizzazioni e i gesti di segnalazione, rispetto alla fase 1 di gioco iniziale e fase 2 di volto immobile.
Diminuiscono le strategie di coping tramite il  disimpegno (guardare gli oggetti o perlustrare l’ambiente circostante) ma, anche se mascherata, resta la delusione, la rabbia e la tensione della connessione pretesa.
Rottura e riparazione giocano un ruolo chiave nella creazione delle intenzioni e delle aspettative relazionali, magari  mascherate con comportamenti di ritiro, pronte però ad emergere in un  contesto relazionale attento, sensibile e disponibile.


Con Thelen E., Smith L. (1994), e Fogel A., (1992, 1993) la rappresentazione mentale viene riconcettualizzata come processo, in continuo divenire, e il paradigma di bidirezionalità e co-costruzione deve includere questa idea di riorganizzazione trasformativa continua.

Oggi la rappresentazione mentale è vista ormai da molti come un "processo" (Beebe & Stern, 1977) (Beebe & Lachmann, Beebe & Lachmann 1988, Beebe & Lachmann 1998; Beebe & Lachmann, 1994) (Fogel 1992) (Stern, 1985) (Stern, 1994) (Piaget, 1937) e il costruttivismo sostiene che le capacità autoregolative e le aspettative, costruite dall'esperienza relazionale, modificano gli eventi sensoriali puri.
Le ricerche sui processi rappresentazionali portano a considerare che le rappresentazioni mentali che precedono il linguaggio sono di natura diversa di quelle simboliche, le quali non cominciano ad operare dalla nascita, ma dal diciottesimo mese in poi come risultato di processi neurobiologici e di modelli esperienziali che le precedono.

Negli anni '70 (Brazelton, Kozlowski, & Main, 1974) (Lewis & Rosenblum, 1974) (Stern, 1971) (Trevarthen, 1974) lo studio dell'interazione madre-bambino attraverso procedure videomicroanalitiche, sorprendentemente, evidenziarono che le regolazioni sintoniche madre-bambino di 3-4 mesi sono normalmente solo il 30% (Tronick, Als, Adamson, Wise, & Brazelton, 1978).
Beatrice Beebe (Beebe et al., 1997) (Beebe, B. & Lachmann, F. 2003) ha studiato il rispecchiamento facciale della diade (facial mirroring studies), in cui vengono codificati gli scambi tipo (espressione accigliata, labbra serrate, bocca che si apre, sorriso aperto ecc.) videoregistrando con 24 fotogrammi al secondo.
La scoperta più interessante riguarda la rapidità eccezionale con cui avvengono gli scambi relazionali (l'evento più breve osservato era di 1/6 di secondo) rilevabile solo dall’analisi dei fotogrammi. L'influenzamento sembra pressochè simultaneo. Haith, Hazan, & Goodman (1988), dimostrano che a tre mesi e mezzo il bambino è capace di elaborare l'informazione visiva anticipando continuamente le sequenze interattive , attraverso la costruzione di aspettative e previsioni.
Con le ricerche di Tronick e della Beebe ci troviamo di fronte a fatti non immediatamente intuitivi: la sintonizzazione è inferiore e la rapidità degli scambi è superiore, al previsto.

Beatrice Beebe (Beebe et al., 2000) ha studiato il coordinamento del ritmo vocale (interruzione, turnazione, durata, pausa tra i turni, ecc.) nella relazione di 82 diadi formate da madre-bambino, straniero-bambino, madre- straniero, in due periodi di età del bambino, (a quattro e a dodici mesi) e in due contesti, a casa ed in laboratorio.
Da questa ricerca emerge che il ritmo del dialogo preverbale è sorprendentemente simile a quello verbale adulto. Il ritmo dell’interazione vocale è appreso prima del linguaggio, che sarà poi scandito dal ritmo emotivo appreso nelle prime relazioni.

Un secondo dato è relativo al contesto. L’aumento di novità correlano in modo lineare ad un incremento degli sforzi intesi ad intensificare la reciproca influenza probabilmente per recuperare prevedibilità nell'interazione, pe ridurre l'incertezza. La relazione in generale, quindi, non ha uno stile costante, ma è dipendente da un contesto.

Un terzo dato emerge dalla correlazione del coordinamento vocale con gli stili di attaccamento a dodici mesi (Ainsworth, Blehar, Waters, & Wall, 1978) (Main & Salomon, 1990).
Contrariamente all'idea che elevato coordinamento sia indice di una buona relazione della diade, un alto grado di coordinamento vocale a quattro mesi predice invece gli attaccamenti più insicuri e un basso grado predice gli evitanti, mentre i sicuri si collocano nei gradi intermedi. Un basso grado di coordinamento è probabilmente indice di una inibizione del coinvolgimento relazionale, quello alti come di un eccesso di autocontrollo, mentre i bambini sicuri hanno possibilità di iniziative interattive non sintonizzate con una madre che le permette senza distanziarsi o invadere. L’esperienza della relazione viene registrata attraverso le competenze apprese attraverso il successo/insuccesso nelle capacità di modulare un ritmo all’interazione, percepita come configurazione fisiologica ed emotiva. Sono modi di "essere con", configurazioni relazionali, modelli di aspettative relative al controllo e all’autoefficacia, nel coordinamento del ritmo dell’interazione.

Questi dati hanno portato ad una revisione del modello di mutua regolazione.
La regolazione bidirezionale della connessione in se stessa non è una garanzia di un processo ottimale, non è sufficiente.
Non è la reciproca influenza nella connessione, ma il grado di coordinazione (o di influenza), ad essere l'elemento indicativo dell'attaccamento a 12 mesi.
La mutua regolazione, quindi, può essere eccessiva o inibita ed è ottimale solo nei gradi intermedi, la patologia sta nella perdita di flessibilità.

Le regolazioni positive sono solo il 30% nel rapporto madre sicura e bambino sicuro e può includere una buona percentuale di regolazioni negative, perchè è alta la fiducia nelle reciproche capacità riparative e nella flessibilità della sensibilità . L’ eccesso o la cronica carenza di sintonia sono modalità disturbanti nella costruzione di relazioni funzionali al benessere.

L’insieme delle indicazioni che emergono inducono a immaginare che le competenze autoregolatorie e di modulazione dello scambio emotivo-relazionale si costruisca attraverso canali presimbolici e inconsapevoli e vengano conservate nelle memorie procedurali, che si costituiscono nella relazione dell’organismo con l’ambiente, che conservano l'informazione sufficiente a strutturare l'azione (A. Fogel, 1992b) (A. Fogel, 1993) (Newtson, 1990). Questo renderebbe comprensibile come sia possibile la straordinaria rapidità e la complessità informazionale degli scambi, che non potrebbe avvenire attraverso un controllo cognitivo centrale (Newtson, 1990).
L'informazione procedurale (non simbolica, continua, implicita), di cui un esempio è il ritmo vocale, può, successivamente, essere anche portata al livello rappresentazionale simbolico (discreto, categoriale, dichiarativo) per interagire ed integrarsi reciprocamente (Beebe & Lachmann, 1998).

Su questi presupposti i componenti del Process of Change Study Group di Boston (Stern et al., 1998), Stanley Greenspan (Greenspan, 1997) e Wilma Bucci (Bucci, 1997) hanno elaborato stimolanti applicazioni cliniche per accedere e trasformare le memorie procedurali, attraverso il livello simbolico.

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