La Teoria dell'Attaccamento

L'attaccamento è stato definito sinteticamente come "la forte predisposizione del bambino a cercare la vicinanza e il contatto con una figura specifica in determinate situazioni, in particolare quando è spaventato, stanco o malato" (Bowlby, 1969, p.371).

Ispirato dalla teoria darwiniana dell'evoluzione e dal lavoro sperimentale di Harlow con le scimmie rhesus, Bowlby è stato il primo a proporre che la selezione genetica umana abbia favorito quei comportamenti di attaccamento che mantengono una prossimità del bambino al genitore, così da massimizzare le possibilità di sopravvivenza.

 J. Bowlby (1969,1973,1980) afferma che il neonato nasce predisposto a stabilire dei legami di attaccamento con le figure della propria specie. La costruzione della relazione è un bisogno primario e il neonato possiede le competenze necessarie per essere parte attiva, fin dalla nascita, nelle sequenze comunicative con la madre o con chi si prende cura di lui (caregiver).

L'attaccamento è considerata una capacità innata di ogni esemplare della specie umana; è un repertorio procedurale, biologicamente determinato, che guida il comportamento del neonato alla ricerca dell'accudimento sintonico e sensibile.
Il repertorio bio-comportamentale dell'attaccamento è meno rigido dell'impring e si modella sull'ambiente effettivamente disponibile per massimizzare il successo nel mantenimento della sicurezza e della prossimità. Riflette gli esiti dell'esperienza relazionale, nella costruzione del legame (bonding) emotivo del bambino al genitore (o al caregiver), negli schemi, relativamente stabili, utilizzati per il mantenimento della relazione.

Viene descritto come un modello di interazione, rappresentazionale, psicofisiologico, emotivo e comportamentale, che si sviluppa nel tempo, soprattutto in contesti in cui i bambini esprimono un bisogno di attenzione, conforto, sostegno o di sicurezza.

Il repertorio comportamentale con cui, alla nascita, l’attaccamento si esprime consiste in una serie di risposte istintuali: succhiare, aggrapparsi, seguire, piangere, sorridere, ecc.
Questi comportamenti aumentano la possibilità di sopravvivenza, perché sollecitano risposte di accudimento negli adulti e nella madre in particolare.

La capacità dei genitori di percepire, interpretare e reagire prontamente ai bisogni dei loro bambini influenza la qualità delle loro relazioni di attaccamento.
Sulla base della teoria dell'attaccamento, il rapporto sviluppato con caregivers primari avrà una importanza fondamentale nel modellare i repertori relazionali, lo sviluppo cerebrale, l'autoregolazione emotiva, ecc.: il futuro della  salute fisica ed emotiva dei bambini.

Una relazione primaria sicura e prevedibile favorisce non solo un sano sviluppo positivo nel tempo ma influenza anche la qualità delle future relazioni con i coetanei e partner.

Relazioni genitore-figlio sicure aiutano i bambini a:
  • regolare la loro emozioni in situazioni stressanti,
  • esplorare il loro ambiente con fiducia,
  • mantenere un normale sviluppo cognitivo, emotivo e linguistico.
Inoltre, i bambini con un attaccamento sicuro  mostrano più facilmente comportamenti sociali positivi (ad esempio, l'empatia e comportamenti cooperativi), che li aiuteranno a sviluppare relazioni nutrienti e gratificanti. D'altra parte, l'attaccamento insicuro e disorganizzato espone i bambini al rischio di sviluppare comportamenti problematici e  psicopatologie, ad esempio: aggressività in età prescolare e scolare,  depressione e disregolazione emozionale, difficoltà comportamentali, disturbi dello sviluppo, ecc.

Le differenze individuali nella qualità dell'attaccamento emergono nei primi anni di vita ed è centrale, per la teoria dell'attaccamento, l'idea che i genitori (più in particolare,  la sensibilità della loro risposta ai segnali di disagio del bambino) determinano se i bambini svilupperanno una relazione di attaccamento sicuro o insicuro.

L'attaccamento si sviluppa attraverso la costruzione di un legame :
  1. Il neonato segnala disagio cercando consolazione, contatto e cura per i suoi bisogni;
  2. Il neonato indirizza i suoi segnali (sguardo, grida, vocalizzi,ecc.) a determinate persone;
  3. Il neonato mostra un comportamento attivo di attaccamento con caregivers primari e diventa ansioso quando è separato da loro,
  4. I bambini e i loro caregiver primari si influenzano a vicenda con i comportamenti.
La relazione di attaccamento genitore-figlio è stata studiata attraverso la Strange Situation Procedure, in cui vengono osservate le reazioni dei bambini alla riunione con uno dei loro caregiver primari, dopo una breve separazione.
Da queste interazioni vengono desunti i modelli della relazione di attaccamento.

I bambini che protestano energicamente quando la madre si allontana, si avvicinano quando ritorna, e si calmano prontamente per effetto di questo riavvicinamento sono definiti con attaccamento sicuro.
 
Al contrario, i bambini che evitano i loro genitori o sono inconsolabili al ricongiungimento hanno di solito un attaccamento insicuro.

Alcuni bambini non protestano quando la madre si allontana, ed evitano il contatto con lei quando ritorna: il comportamento di questi bambini appare orientato e organizzato, anche se nella direzione dell’evitamento.
Questi bambini vengono classificati con attaccamento insicuro-evitante
Spesso le madri di questi bambini scoraggiano l’attaccamento e sottovalutano la sofferenza individuale, valorizzando troppo precocemente l’autonomia del loro bambino.
Questo modello è indicativo di bambini che hanno sperimentano cargivers irritati, ansiosi o che si distanziano emotivamente quando i bambini esibiscono il comportamento di attaccamento. Questi cargivers mostrano uno stile 'rifiutante' o 'distanziante' nel fornire cure e di conseguenza i bambini sviluppano un attaccamento evitante, che minimizza le loro emozioni e i sentimenti di bisogno. I bambini con uno stile di attaccamento evitante tendono ad essere emotivamente indipendenti e a sperimentare ansia quando percepiscono sentimenti di bisogno personale (Howe, 1999).

Altri bambini protestano per la separazione e ricercano il contatto al momento della riunione, come quelli il cui attaccamento è sicuro, ma non si calmano prontamente: piuttosto, continuano nella loro protesta anche mentre la madre tenta di consolarli, come se resistessero a questi tentativi di conforto materno. Spesso questi bambini vivono in un ambiente imprevedibile, in cui la madre ha dei comportamenti instabili che comportano nel bambino stesso una difficoltà a prevederne il comportamento.
Questi bambini vengono classificati con attaccamento insicuro-ansioso/resistente e vivono i loro caregiver come  incoerenti e relativamente insensibili ai loro comportamenti di attaccamento, sviluppano modelli di attaccamento precari e ambivalenti e tendono ad aumentare il loro comportamento di attaccamento nel tentativo di superare l'insensibilità del caregiver. Il loro comportamento è ambivalente perché cercano di aumentare la responsività del caregiver ma si sentono anche arrabbiati delle cure incoerenti. Questo induce una ipersensibilità alla disponibilità emotiva e all'interesse degli altri. Il bambino si sente in difficoltà se avverte il pericolo di perdere la disponibilità dell'altro. I bambini con attaccamento ambivalente tentano di controllare l'attenzione delle altre persone, attraverso un comportamento coercitivo, come minacce, rabbia, l'esibizione del bisogno e la seduzione, quando avverte il tentativo di ritiro dell'altro. Questo conferma la convinzione che le altre persone non sono affidabili. (Howe, 1999).

Inoltre, alcuni mostrano uno stile di attaccamento disorganizzato caratterizzato da comportamenti contraddittori verso i genitori (ad esempio, evitare il  contatto oculare, mostrare angoscia o rabbia, ecc.).
Questi bambini durante l’assenza della madre piangono e la cercano attivamente ma, al momento della riunione rimangono in silenzio, evitandola e ignorandola.
Questi bambini non gestiscono in modo coerente l’angoscia ed hanno la tendenza ad avvicinarsi attraverso l’evitamento e lo spostamento, come avviene nel modello dell’attaccamento evitante; e neppure esprimono in modo coerente la loro angoscia alla separazione cercando attivamente il contatto quando la madre ritorna, come accade nel modello sicuro e ansioso-resistente.
Al contrario, sia la tendenza all’avvicinamento sia la tendenza all’evitamento, sembrano attivate contemporaneamente e in competizione per esprimersi.
Pertanto il termine “disorganizzato” si riferisce all’evidente mancanza di un comportamento organizzato, da parte del bambino, per fronteggiare il bisogno di conforto e sicurezza in situazioni di stress. Non è insolito che le madri di questi bambini siano depresse, maltrattanti o con dipendenze patologiche. 

Questi tre pattern di attaccamento sono suscettibili di cambiare durante lo sviluppo e sono influenzati dai comportamenti genitoriali, dalle esperienze di relazione con i coetanei e dalle relazioni sentimentali, inclusa l’esperienza di matrimonio dei genitori; e attraverso le esperienze della relazione di attaccamento, nella vita adulta.
Il sostegno dei genitori, l'accettazione del bambino e  comportamenti sensibili durante il gioco congiunto favoriscono un attaccamento sicuro; comportamenti opposti sono importanti predittori dello sviluppo di attaccamento insicuro e di disorganizzazione.

Per quanto riguarda l'impatto delle cure quotidiane genitore-figlio nella relazione sicura dell'attaccamento, recenti scoperte indicano avere un effetto indiretto .
In particolare, l'impatto delle cure quotidiane (igienico/alimentari) nel determinare un attaccamento insicuro dipende dal contesto sociale (familiare, culturale, sociale) in cui viene sperimentata la cura. Infatti, la sua influenza sulla sicurezza dell'attaccamento  varia da paese a paese, e dalla cultura locale, ed è funzione della qualità, del tipo, dei tempi e della quantità dell'accudimento fornito.
Anche se, in alcuni casi, le cure quotidiane di alta qualità possono tamponare l'effetto negativo dell'insensibilità dei genitori, la sicurezza dell'attaccamento è principalmente dato dalla sensibilità delle cure materne.

M. Main et. al. (1985) dimostrò che la qualità dell’attaccamento dei bambini ai genitori è correlata in maniera sorprendente a specifici modelli di risposta genitoriale che possono essere valutati attraverso l”Adult Attachment Interview”: un’intervista strutturata ed aperta usata per raccogliere i ricordi degli adulti delle loro relazioni attaccamento, nell'infanzia, e sulle loro considerazioni sulle relazioni, in genere.
Ne risultarono quattro tipologie di attaccamento adulto: libero autonomo (F), distanziante (D), preoccupato (E) e disorganizzato (U).
 
Gli adulti classificati come “autonomi valorizzano le relazioni e le descrivono in modo coerente ed aperto.

Gli adulti classificati come “distanzianti” (dismissing) svalutano l’importanza delle esperienze e delle relazioni infantili, in generale, e sminuiscono gli effetti delle loro stesse esperienze relative all’attaccamento.

Gli adulti classificati come “preoccupati”(preoccupied) descrivono le loro relazioni di attaccamento, mostrando, una eccessiva dipendenza e preoccupazione per la famiglia d’origine. Molto spesso, la rabbia incontrollata impedisce loro di fornire una visione chiara e oggettiva delle loro esperienze infantili.

Gli adulti che vennero classificati con “attaccamento disorganizzato” (unresolved) descrivono le loro storie relazionali con estrema difficoltà, infatti i loro ricordi sono molto vaghi e difficilmente accessibili alla memoria .

Queste categorie di attaccamento nell’adulto predicono rispettivamente i quattro tipi di attaccamento infantile osservati nella Strange Situation di M.Ainswotth (1978) : l’attaccamento sicuro (i)), evitante (A), resistente (C) e disorganizzato (D).

Il bambino, nel corso delle ripetute interazioni con il genitore, sviluppa un modello articolato della figura di attaccamento e, in modo complementare, un modello di sè stesso: le due rappresentazioni interagiscono e compongono un modello interno della relazione e influenzano lo sviluppo dell'immagine di sè e dell'autostima.

I bambini che hanno rapporti con caregiver che nel complesso sono amorevoli, sensibili, reattivi, coerenti, disponibili e accoglienti, sviluppano relazioni sane sicure. I bambini con attaccamento sicuro svilupperanno un modello operativo interno di sé come amabile e sicuro nei rapporti con gli altri e rappresenteranno mentalmente gli altri come affidabili, attenti e disponibili; sono in grado di gestire lo stress in modo appropriato, non sono sopraffatti da sentimenti negativi e sviluppano una identità positiva, autostima e un senso di autoefficacia. Sviluppano una base sicura da cui si sentono al sicuro per esplorare il mondo (Daniel, 2000).
La ricerca dimostra anche che le persone che hanno sviluppato un attaccamento sicuro hanno i più alti livelli di competenza sociale nel corso della vita che comprende relazioni soddisfacenti con i pari, i partner e i propri figli (Howe, 1999; Daniel, 2000).

I modelli sono relativamente stabili e possono operare automaticamente senza una valutazione consapevole; guidano il comportamento nella relazione con i genitori, influenzando le aspettative, le strategie ed il comportamento nelle successive relazioni (Breherton, 1985).

Gli Internal Working Memory (IWM o MOI - Modelli Operativi Interni) sono dunque delle rappresentazioni mentali che hanno la funzione di organizzare la percezione e l'interpretazione degli eventi da parte dell'individuo, consentendogli di fare previsioni e crearsi aspettative negli scambi relazionali.

Tali rappresentazioni non sono delle copie fedeli del mondo reale, ma delle informazioni generalizzate e schematiche di essa, riproducendone gli aspetti strutturali che la caratterizzano. 
La funzione dei MOI è di consentire all'individuo l'analisi delle diverse alternative della realtà e di organizzare strategie di fronteggiamento negli scambi relazionali, utilizzando la conoscenza degli eventi passati per affrontare quelli presenti e futuri e di scegliere una modalità di azione ottimale in relazione agli eventi (Craik, 1943).
Peter Fonagy (2001) ha dimostrato che le nostre esperienze di attaccamento precoci influenzano la nostra capacità come genitori per accudire in modo soddisfacente i nostri figli.
L’ipotesi che emerge da questi studi è che i genitori che hanno accettato e integrato le proprie esperienze infantili di attaccamento sono nelle condizioni migliori per fornire delle cure sensibili ai loro bambini e per promuovere in loro un sentimento di sicurezza (attaccamento sicuro).

Diversamente, i genitori che mostrano difficoltà e paura ad elaborare le loro storie relazionali, si mostrano poco sensibili anche a promuovere l’attaccamento dei loro figli, che sperimentano un attaccamento evitante o resistente o disorganizzato.
Il vissuto emotivo dei costrutti relativi alle relazioni pare avere un valore predittivo estremamente importante, tale da influenzare le relazioni sociali e il comportamento individuale.

Bowlby sottolineava che: "nonostante pareri contrari, occuparsi di neonati e di bambini, non è un lavoro per una persona singola."
Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che la figura primaria che si occupa del bambino lo faccia nel modo migliore, chi fornisce le cure deve ricevere a sua volta molta assistenza. 

Considerando le conseguenze a lungo termine della qualità del rapporto bambino-genitore durante i primi anni, i programmi di prevenzione e di intervento volte a promuovere un attaccamento sicuro sono di importanza cruciale.
Detto questo, ci sono fattori importanti da tenere in considerazione in sede di attuazione di tali programmi, compreso il loro contenuto, durata, messa a fuoco del comportamento e le popolazioni mirate (popolazioni a rischio vs basso rischio ).
Vi è un consenso sul fatto che gli interventi più efficaci per migliorare l'attaccamento sono quelli rivolti ad incrementare la sensibilità genitoriale, con il video-feedback.
Attraverso questa procedura, i genitori diventano sempre più consapevoli del proprio stile relazionale e delle esigenze dei loro figli.
Per ottenere i migliori risultati, questi interventi dovrebbero essere di breve durata ( 5-10 sedute). Tuttavia, gli interventi non dovrebbero concentrarsi solo sull'aumentare la sensibilità dei genitori, ma anche per diminuire o eliminare comportamenti negativi del caregiver e prevenire l'attaccamento disorganizzato.
E' importante prevedere anche un regolare follow-up settimanale per promuovere il mantenimento di quanto è stato appreso dai genitori. 
Infine, è importante garantire che le famiglie a rischio, comprese le madri sole, vengano fornite di risorse sociali e finanziarie necessarie per offrire ai loro figli un ambiente favorevole durante l'infanzia.
I servizi forniti durante questo periodo di sviluppo contribuiscono ad evitare  traiettorie di sviluppo a lungo termine associati con la psicopatologia e la devianza sociale e comportano quindi un risparmio economico futuro, in termini sociali e assistenziali.

Nel corso degli anni la ricerca sull'attaccamento è stata estesa e applicata. I principi centrali della teoria oggi sono che la qualità delle relazioni primarie (o attaccamenti) ha un impatto sulla personalità, lo sviluppo emotivo e sociale, non solo nell'infanzia, ma nel corso della vita (Howe, 2001).

Per la maggior parte dei bambini il comportamento di attaccamento, che consiste in un'interazione regolare con i caregivers, porta a costruire un 'legame di attaccamento' che permette loro di imparare a regolare le proprie emozioni ed è la fonte per la costruzione di una "teoria della mente" e lo sviluppo della capacità di mentalizzare (Howe, 1995). I bambini sicuri che formano questo legame sono fiduciosi, utilizzano la figura d'attacamento  come una 'base sicura', mentre esplorano il mondo (Bowlby, 1988).
La qualità del mondo esterno concorre a determinare lo sviluppo psicologico del bambino che formerà un 'modello operativo interno': una rappresentazione cognitiva di sé e degli altri, che implica lo sviluppo di un insieme di aspettative sulle interazioni sociali con gli altri (Bergen, 2008).
 
Naturalmente i bambini hanno temperamenti diversi, che possono influenzare lo sviluppo delle loro relazioni sociali e delle esperienze, e influenzare le attitudini a relazionarsi con gli altri (Payne, 2005). Tuttavia, è il modo in cui le nostre figure di attaccamento ci rispondono che determina la nostra capacità di relazionarsi in modo sano con gli altri e le relazioni della prima infanzia sono i prototipi per le nostre relazioni successive. (Winnicott, 1965).

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